L’analisi professionale del mercato italiano restituisce un quadro lavorativo dai contorni ben delineati.
L’analisi professionale eseguita da parte di ItaliaLab, per l’intervallo temporale tra il 2008 ed il 2014, definisce la situazione di un mercato del lavoro che vede in alcuni scenari competitivi una propedeutica floridità, restando lontana dalle sfumature chiaroscurali offerte dalla ormai ovvia cornice di “crisi” che avvolge l’intero paese.
Le professioni che non hanno conosciuto battute d’arresto negli ultimi anni, possono essere sintetizzate come appartenenti ai macro-settori della ristorazione, del benessere e dell’accoglienza , facendo esplicito riferimento ad estetisti, parrucchieri, colf, badanti, camerieri e magazzinieri, mentre, dall’altro lato, particolare declino occupazionale è stato generato da una vasta gamma di interpreti del lavoro: ragionieri, amministratori di piccole imprese, manovalanza a più strati.
Il primo gruppo ha fatto segnalare un aumento in termini di unità entranti, pari ad un numero superiore ai 314.000, una media che sfiora il +40% come trend assoluto. Con distacco minimo troviamo cuochi, baristi e ristoratori (+14%), che confermano il forte appeal del mercato verso gli ambiti gastronomici, predisposti ad un successo contemplato per l’unicità offerta da prodotti e tradizione della cucina nostrana. L’interesse dell’analisi professionale si concentra sul settore della sorveglianza armata e non, la quale pur confezionando un aumento in termini numerici, all’apparenza contenuta (+7.600 unità), delinea i tratti di un’incredibile dato di crescita ambientale pari al +182%.
Per quanto concerne le professionalità legate al mondo del benessere, il discorso assume dei contorni di natura sociologica: l’immaginario collettivo contemporaneo ha esposto, attraverso i propri miti di bellezza come sinonimo di ritorno al culti del corpo, una nuova linfa alla spasmodica attenzione verso l’immagine fisica, la forma atletica, il look. La salute è divenuta sempre più un fattore facilmente accomunabile al benessere, che centri specializzati possono offrire, una sorta di fuga dai ritmi nevrastenici della quotidianità.
Secondo l’analisi conseguita dall’Ufficio della CGIA, l’incremento degli impiegati in lavori domestici ha proposto una duplice questione: da un lato è palese l’aumento sostanziale del numero di individui in esso appartenenti, dall’altro si è riposizionata la proporzione tra lavoratori italiani e stranieri, fino al 2012 ferma al rapporto 10% – 90%, adesso esposta a forme di riequilibrio con un +5% per le presenze nazionali.
Preoccupante è il riscontro su quelle professioni che hanno maggiormente subito il contraccolpo finanziario della crisi: la penuria lavorativa si abbatte su ragionieri (diminuzione di 441.000 unità) con un devastante -40%, mentre, dato di uguale sconforto è quello sul settore dell’edilizia, che vede nella manovalanza un calo drastico di impiego fissato a -24% (-177.000 unità).