Le competenze professionali digitali sono diretto indicatore dello status economico di una singola realtà nazionale

Le competenze professionali digitali, prestate alle forti correnti innovative dell’epoca contemporanea, sono divenute espedienti non più trasversali o di rimando, ma esplicito riferimento di qualità sostanziale per elevare il proprio grado di appetibilità sul mercato del lavoro.

Una recente ricerca, palesata da parte di Isfol e Censis, definisce quanto i brand italiani più accorti ai trend di innovazione tecnologica siano anche quelli più competitivi nella cornice concorrenziale di riferimento. Lo status economico italiano è la nitida fotografia di un paese che stenta ad adeguarsi a standard di eccellenza, gravando in una situazione di ovvia criticità.

I nostri giovani, definibili con l’accezione digital native, sono, con ogni probabilità, già predisposti ad intraprendere autonomamente forme di apprendimento, che possano consentire loro di amplificare il grado di conoscenza in dinamiche tecnologiche ormai semplificate. A prescindere dai titoli di studio, evitando di cadere in soliti qualunquismi di critica, le nuove generazioni possiedono una particolare configurazione auto – acquisita, che li rende maggiormente fertili nell’apprendimento di specifiche competenze professionali.

L’utilizzo spasmodico di social network, delle instant chatting o del ritocco fotografico, non deve essere la risultante di un punto d’arrivo, ma la spinta per alimentare la curiosità, la creatività, il gusto per l’innovazione, il coraggio di intraprendere.

D’altro canto, le imprese, sempre con maggiore attenzione, tendono a selezionare capitale umano capace di gestire i servizi digitali ed essere attenti all’innovazione.

Tentare di investire nelle passioni utilizzando canali costruttivi, in grado di poter validare certezze: l’esplorazione, all’interno dell’universo individuale, delle proprie competenze professionali, dei propri saperi, deve essere lo stimolo per approntare un auto – riconoscimento che suggelli lo sviluppo di autostima e consapevolezza, trasformando il potenziale in capacità.

Una consapevolezza che rimane difficile da raggiungere per tutti quei soggetti “deboli”, a causa del pregiudizio radicato che eleva il sapere “utile” e “spendibile” come quello conseguito nei percorsi formativi formali.